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Comune di Arcola

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Il comune di Arcola fa parte della Val di Magra e si estende in posizione collinare tra il territorio spezzino e la piana della Magra. Fanno parte del territorio comunale i borghi di Baccano, Trebiano, Battifollo, Cerri, Fresonara, Monti, Piano e Ponte di Arcola, Ressora, Romito Magra, Termo.

Etimologia e Geografia

Sono molte le ipotesi formulate sull’etimologia del nome Arcola. C’è chi ha sostenuto che il nome derivi da Erculei, famiglia della nobiltà romana, stabilitasi in questa zona ai tempi della colonia di Luni e chi ha addirittura pensato a Ercole della mitologia romana, chi ancora dall’esistenza di un piccolo arco con stemma. Più recentemente, sono state indicate le etimologie di Arx (rocca) Arcula (piccola rocca), ma si è fatta strada anche l’interpretazione di “Arcoa”, Arcola in dialetto, derivante da “alcò”, cioè “in capo” o “promontorio”, che troverebbe riscontro nella posizione geografica del paese.

Infatti, Arcola e il suo territorio si estendono su dolci colline, tra cui il cosiddetto Monte Sorbolo, che fanno da spartiacque tra il territorio spezzino e la piana solcata dal fiume Magra, rispetto al quale il paese si trova sul lato destro.

La storia di Arcola

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Arcola è un borgo dalla storia antichissima. Fu un antico cassero romano, che serviva come deposito di armi e vettovaglie utilizzato nell’avanzata di Roma in guerra contro i Liguri Apuani nel III secolo a.C. Il borgo vero e proprio sorse, come molti altri, in concomitanza con l’abbandono della colonia di Luni. Gli abitanti si rifugiarono sulle colline circostanti per sfuggire alla malaria, che imperversava nelle paludi della piana, e per trovare condizioni di vita più favorevoli.

Nei secoli che trascorsero tra la caduta dell’Impero Romano e il Medioevo, il territorio di Arcola subì saccheggi e incursioni da parte dei Normanni e dei Saraceni. Dopo queste rovine, la rinascita del borgo si deve agli Obertenghi, dinastia longobarda iniziata da Oberto I, marchese di Milano e di Genova, conte di Luni, di Tortona, Genova e Milano, Conte del Palazzo sotto Ottone il Grande e reggente della Marca che nel X secolo da lui prese nome, la Marca Obertenga. Arcola appare per la prima volta nelle fonti scritte nel diploma imperiale di Ottone del 963. Sappiamo che nel 1033 un certo marchese Alberto donò la porzione dei suoi possessi siti ad Arcola al monastero di Santa Maria di Castiglione nel piacentino. Nel 1077 Arcola fu compresa nei feudi confermati da Enrico IV al marchese Folco d’Este.

Gli Obertenghi

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Dunque, dopo i vescovi di Luni, i primi signori furono i marchesi d’Este, i quali possedevano alcuni feudi nel Golfo dei Poeti e in Val di Magra, tra cui Vezzano. Dal secolo XI furono conti della Lunigiana quei pronipoti del marchese Oberto I. Di ciò abbiamo conferma da un documento dell’anno 1050 in cui si può leggere che il Marchese Azzo II della casa d’Este, dal suo castello ad Arcola, si proclamava Comes istius lunensis Comitatus. La Casa d’Este fu infatti un ramo cadetto degli Obertenghi.

Come abbiamo detto, questi ultimi furono gli autori della rinascita del borgo di Arcola, in quanto, tra il X e l’XI secolo costruirono il castello difensivo e residenziale e la torre pentagonale, di 25 metri di altezza, punto di forza del sistema difensivo collinare sulla Val di Magra. Da queste due strutture, si sviluppò il borgo di Arcola che mantiene ancora oggi l’originale assetto medievale a forma raccolta.

I Malaspina e il Medioevo

Nel XII secolo i Malaspina subentrarono come proprietari feudali dei possedimenti di Arcola e del suo castello. Il diploma del 19 settembre 1164 dell’imperatore Federico I confermò al marchese Obizzo Malaspina il possesso di varie terre a Genova e in Lunigiana, tra cui Arcola. E ancora nel 1220, il diploma del 23 dicembre dell’imperatore Federico II diede conferma ancora ai marchesi Corrado e Opizzo Malaspina ciò che i loro antenati avevano già posseduto nella contea di Lunigiana: il castello e corte di Vezzano, di Corvara, di Beverino, di Madrignano, di Valeriano, di Arcola e altre terre situate nella riviera di levante.

Negli anni 40 del Duecento, signore era il marchese Moroello Malaspina. Nel 1245 la maggior parte degli uomini di Arcola, considerandosi maltrattati dal loro signore, uscirono dalla sua dipendenza per andare ad abitare a Sarzana. Quest’ultima, di contro, acquistò gran parte del loro territorio: l’ospitale di San Bartolomeo, le paludi della piana d’Arcola e il castello di Arcola, che fu dato alla famiglia del Prefetto di Sarzana e sindaco del Comune.

La Repubblica di Genova

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Nel 1278 i Malaspina, nonostante il giuramento di fedeltà alla Repubblica di Genova, si allearono con i caporioni guelfi fuoriusciti da Genova, in particolare con Alberto Fieschi e i suoi figli, i conti di Lavagna. Tutti si schierarono contro i capitani ghibellini. Oltrepassata la Magra con 1200 fanti e 300 cavalli, presero possesso del territorio. Ma Oberto Doria li cacciò al di là dai monti e Manuele del Nero, vicario nella riviera di levante, occupò Arcola e altre terre dei Malaspina.

La Repubblica di Genova acquistò la terra di Arcola e altri luoghi recuperati dai Sarzanesi. Nel 1282 il vescovo di Luni Enrico da Fucecchio si riappropriò del castello di Arcola. In seguito il borgo entrò a far parte dei possedimenti di Castruccio Castracani, signore di Lucca, dei Visconti di Milano per poi tornare sotto la giurisdizione della Repubblica genovese nel 1494.

Età moderna e contemporanea

All’inizio del Cinquecento, il castello di Arcola divenne la sede della Podesteria di Arcola e Vezzano, posta sotto la Repubblica di Genova. In questo secolo si verificò lo sviluppo delle attività agricole ai margini della piana di Arcola e sulle colline, note per i loro pregevoli vini. Per far fronte ai frequenti eventi alluvionali della Magra, nel corso del XVII secolo si realizzarono le prime opere di arginatura, mentre nel XVIII secolo comparvero due mulini, progettati dal cartografo Matteo Vinzoni.

Nel 1812 avvenne il definitivo prosciugamento delle paludi della Piana di Arcola. Per quanto riguarda l’età contemporanea, il 24 settembre 1944 una pattuglia partigiana del distaccamento “Signanini”, della Brigata “U. Muccini”, partecipò a un’azione nel territorio di Lerici e Arcola, con lo scopo di procurarsi armi e viveri. Al rientro, avvenne uno scontro con due gruppi di soldati tedeschi in località Ponte e San Ginesio. Due tedeschi rimasero uccisi e quattro furono fatti prigionieri. Subito dopo, al passaggio a livello, avvenne un ulteriore scontro con due tedeschi, di cui uno fu ucciso, l’altro catturato. Rapida fu la reazione tedesca che procedette a una perquisizione del paese. Fu preso l’arcolano Fausto Perroni e altri nove prigionieri. Tutti furono fucilati alla stazione vecchia di Ressora la mattina del 27 settembre. Il fatto è ricordato in un cippo sito nella località.

I borghi di Arcola

casa comunale
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Oltre ad Arcola paese, il territorio comunale comprende i borghi di Baccano, Trebiano, Battifollo, Cerri, Fresonara, Monti, Piano e Ponte di Arcola, Ressora, Romito Magra, Termo.

Arcola: cosa vedere

Ecco cosa vedere ad Arcola, in paese e negli immediati dintorni.

Santuario di Nostra signora degli Angeli

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In posizione distaccata rispetto al borgo di Arcola, in località Carbonara, il Santuario di Nostra Signora degli Angeli fu eretto a più riprese a partire dalla metà del Cinquecento. Infatti, a seguito di un’apparizione della Madonna, in tale luogo si costruì una cappella sotterranea, successivamente la chiesa sovrastante, mentre l’edificio di culto che oggi possiamo ammirare è frutto di lavori effettuati nella seconda metà del Settecento. Nel 1558 qui già esisteva, dunque, una prima chiesa chiamata localmente Santuario della Madonna degli Angeli. Nel 1854 fu organizzata una processione con la statua di Nostra Signora degli Angeli per invocare la protezione dall’epidemia di colera, che stava causando morte in tutta la penisola. Ad Arcola non si registrarono morti. Nella notte del 19 maggio 1910 un incendio doloso distrusse la chiesa. Si salvò, intatta, la statua della Madonna che si trovava nell’altare maggiore, assieme al velo che la avvolgeva.

L’interno della chiesa presenta un’abbondante e mirabile decorazione, eseguita in tempi differenti. Sono presenti stucchi sulle volte di tutta la chiesa, affreschi, decorazioni policrome in marmo. Oltre a un gran numero di ex voto, si conservano varie opere d’arte sacra tra cui la già citata statua della Vergine Maria, opera dello scultore carrarese Battista Orsolini del 1624, due affreschi di Luigi Agretti del 1911, intitolati “Apparizione della Vergine alle cinque sorelle” e “Incoronazione”. La cappella del Santissimo Rosario contiene la statua in legno dello scultore Pietro Gavè e un dipinto di Andrea Podenzana del 1688. Al XVII secolo risalgono le opere dell'”Annunciazione” e “La croce e le pie donne”, eseguite dal pittore spezzino Giambattista Casoni. Il coro ligneo è di epoca barocca, la sagrestia è datata 1799. Al di sotto del presbiterio è la cappella dell’Apparizione che, riccamente decorata, fu eretta nel luogo preciso dell’apparizione.

L’apparizione della Madonna

cappella dell'apparizione
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Il 21 maggio 1556, il giorno della solennità di Pentecoste, le cinque sorelle Barbara, Camilla, Elisabetta, Catarinetta ed Angela, figlie di Baldassarre Fiamberti e Margherita Blasio, si erano riunite a pregare assieme in un terreno di loro proprietà in località Carbonara, dopo la messa a cui avevano assistito nel nella pieve dei Santi Stefano e Margherita di Baccano, assieme ai genitori e ai fratelli. Recitando l’Angelus, sopra una pianta di rosmarino, apparve loro una “Signora avvolta in una nuvola luminosa affiancata da due Angeli”. Maria disse alle cinque sorelle, tranquillizzandole: “Non temete, o figlie, io sono Maria, la Madre di Gesù Cristo, la Regina degli Angeli”. La notizie si un evento miracoloso si diffuse ben presto in tutta la Val di Magra e gli arcolani si misero subito al lavoro per costruire una chiesa in onore di quella apparizione. I lavori terminarono nel 1558.

Il primo documento che cita il luogo dell’apparizione e l’esistenza della prima chiesa è contenuto in un registro del comune di Arcola, la “Caratata Generale“, un catasto del 1569. Si legge che in località Carbonara esiste una terra con viti e orti, cisterne e due casupole appartenenti a Baldassarre Fiamberti e nella quale sono conservate le Reliquie Sante Marie de Angieli. Il secondo documento che ci dà notizia dell’evento dell’apparizione è un testamento di Ercole Fiamberti del 1571, ritrovato nell’Archivio parrocchiale di Nostra Signora degli Angeli che certifica l’esistenza della chiesa alla Carbonara. Inoltre, nella relazione della visita pastorale del vescovo mons. Peruzzi del 1584 è trascritto il racconto dell’apparizione e una descrizione della chiesa.

Chiesa di San Nicolò

Chiesa di San Nicolò

La chiesa di San Nicolò è ricordata fin dal 1128, mentre al 1132 risale la sua prima citazione in un atto dei monaci benedettini dell’isola del Tino. Nel 1574, a causa dell’aumento di importanza di Arcola, iniziarono lavori di ampliamento, che si protrassero a più riprese fino al 1673. Il vecchio campanile fu demolito e se ne costruì un altro distaccato, a pianta quadrata e alto circa 35 metri, che sorse sulle rovine del preesistente oratorio della Confraternita dell’Immacolata Concezione. I lavori per il campanile terminarono nel 1678. La chiesa è suddivisa in tre navate, con colonne in marmo e volte interamente decorate ad affresco.

Nel presbiterio si trova il bassorilievo marmoreo della Madonna con Bambino tra Santi del 1503. L’altare maggiore presenta marmi policromi. Nella navata laterale di sinistra si trova la cappella con altare che custodisce il SS. Sacramento. Alcuni affreschi delle volte sono del pittore arcolano Luigi Agretti, mentre nella sagrestia si trova il dipinto dell’Annunciazione del maestro Guido Reni. Nel 1777 avvennero i lavori per sistemare il piazzale della chiesa con decorazioni a motivi geometrici, realizzati con la tecnica ligure del risseu. Spicca quella della rosa dei venti: secondo una leggenda locale, i ricercati dalla giustizia che avessero raggiunto la rosa avrebbero ottenuto un’incolumità di 48 ore.

Il castello di Arcola

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Il castello di Arcola fu eretto dalla famiglia degli Obertenghi almeno intorno all’anno Mille. Nel 1884 furono effettuati profondi lavori di rifacimento e il castello divenne la sede del municipio con il nome di Casa Comunale. Il castello originario rappresentò il fulcro da cui ebbe origine l’abitato, la cui disposizione segue un andamento concentrico a difesa del maniero e della torre obertenga. Il castello è ricordato in un documento dell’anno 1063 come “castrum Arculae”.

Dopo gli Obertenghi, appartenne ai Vescovi di Luni, ai Malaspina i quali, nel 1278, lo cedettero ad Alberto Doria. Passato alla Repubblica di Genova, successivamente fu di Castruccio Castracani di Lucca nel 1320. Una lapide marmorea del 1350 riporta gli stemmi di Genova, Luni e Arcola. Poi, nel XV secolo, il castello passò ai Visconti, per tornare definitivamente a Genova nei primi anni del Cinquecento, quando divenne sede della Podesteria di Arcola e di Vezzano. Nel 1799 fu in parte distrutto dalle truppe francesi in ritirata e ricostruito nel 1884.

Torre Obertenga

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Accanto al castello di Arcola svetta la torre pentagonale obertenga, unica testimonianza dell’originario maniero eretto dagli Obertenghi nell’XI secolo. Alta 25 metri, è caratterizzata da forme architettoniche romano-bizantine con elementi pisani. Si conserva intatta, ha subito un solo restauro effettuato per porre rimedio ai danni causati nel 1799 dall’esercito austro-russo. Data la sua posizione, la torre costituiva il fulcro del sistema difensivo del paese e di questo versante della Val di Magra.

L’accesso alla torre avveniva attraverso una stretta porta ancora visibile, che era posta in collegamento al castello mediante un ponte levatoio o un camminamento superiore sulle mura. L’attuale porta d’accesso risale invece al 1759. Nella piazza, tra la torre e la Casa Comunale vi è un’aiuola con una vasca in marmo per la misurazione del volume di mezzo barile di vino secondo l’unità di misura di Genova nel 1601.

vasca castello
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La chiesa di San Rocco

Al Piano di Arcola, la chiesa di San Rocco fu costruita nel 1929 per volere del parroco di San Nicolò, Francesco Salvatore. Si trattava di una chiesa sussidiaria, poi completata dal parroco successore Amabile Passalacqua, in sostituzione dell’omonimo Oratorio già esistente alla Porta Soprana del borgo (l’attuale Piazza Garibaldi), distrutto dopo lo scoppio del forte Falconara, avvenuto nel 1922. In seguito all’aumento della popolazione della zona, il 1° luglio 1949 fu eretta la parrocchia di San Rocco, staccandone il territorio dalla Parrocchia di San Nicolò.

Museo delle arti e del paesaggio

Da giugno 2023, la Torre obertenga di Arcola è sede del MAP Museo Arti e Paesaggi, creato dal Comune in collaborazione con Musea che si occupa di startup museali, insieme all’artista Walter Tacchini, a Liguria Vintage e al Museo Etnoarcheologico Castiglioni di Varese. Per maggiori informazioni museotorrediarcola.it

Altri edifici in giro per il borgo

Borgo di Arcola
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L’Ex ospedale della Casalina sorge nella località Fosso di Prado e risale alla fine del XV secolo. L’unica menzione scritta si trova in una bolla di papa Sisto IV del 1472. Convertito a più usi, tra cui un mobilificio, all’interno conserva arcate e decorazioni del Quattrocento. Prima si incontra la Fonte di Salvago datata 1626.

Ex Asilo infantile e Casa Suore Immacolata Concezione

L’edificio di piazza Muccini risale al 1920, voluto dall’allora rettore del Santuario di Nostra Signora degli Angeli per dare al borgo un asilo infantile. Per ottenerlo, fu sopraelevata la struttura dell’antico oratorio dell’Immacolata Concezione, ancor oggi visibile. L’edificio ospitò anche le suore dell’Immacolata Concezione che svolsero il ruolo di educatrici e ivi rimasero fino ai primi anni Sessanta. Il complesso fu poi destinato a usi differenti e ospitò anche l’archivio storico. L’oratorio presenta uno stile cinquecentesco con pavimentazione ben conservata. L’altare è stato però tolto, ai piani superiori si trovano alcune celle che furono abitate dalle suore.

Forte di Canarbino

Per il forte di Canarbino vi rimandiamo all’apposito articolo.

Arcola: cosa fare

Passeggiare tra le vie storiche e i carobi dell’antico borgo e lasciarsi sorprendere dalle atmosfere di un tempo, dalla pietra nuda o scolpita e dai vasti scorci panoramici. Oppure fare un tour delle frazioni del comune, scoprirne la loro storia, le chiese e i castelli, senza dimenticare la natura dei campi coltivati e i vigneti della località Masignano. Queste sono solo alcune delle cose da fare ad Arcola.

Le passeggiate alla scoperta del territorio possono essere accompagnate da una sosta nei ristoranti tipici o negli agriturismi della zona per gustare i piatti caratteristici e i vini locali.

Escursioni e luoghi naturali

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Dall’area di San Genesio si accede all’Oasi Lipu di Arcola, inserita nell’ambiente lacustre del fiume Magra. All’interno vi sono sentieri che permettono l’osservazione della flora e fauna tipiche dell’habitat fluviale e delle zone umide, aiutati dalle bacheche illustrative che spiegano le principali specie e ambienti dell’oasi. Sono molte le possibilità di avvistare le specie tipiche degli ambienti fluviali come il Martin pescatore, aironi cenerini, garzette e nitticore. La struttura organizza incontri e giornate di sensibilizzazione ambientale, attività didattiche ed escursionistiche. L’Oasi LIPU di Arcola può essere visitata liberamente ma mantenendosi sempre sui sentieri per non arrecare disturbo a fauna e flora.

I sentieri di Arcola

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Parte del territorio di Arcola ricade entro il Parco regionale di Montemarcello Magra Vara e il comune è attraversato da alcuni sentieri mappati e segnalati.

  • il sentiero 401 Trebiano – Ressora – Arcola (Via delle Pievi);
  • il sentiero 402 Ponte di Arcola – Collegamento sentiero 401:
  • il sentiero 403 Ponte di Arcola – Pieve di Baccano – Collegamento AVG;
  • il sentiero 404 Arcola – Pietralba (collegamento AVG)
  • Alta via del Golfo che insiste sul territorio comunale;
  • il sentiero 490 Senato (Arcola) – Fornola (Vezzano Ligure).

Prodotti tipici e tradizioni

Oltre a essere un centro vinicolo di eccellenza, Arcola si distingue per la sua cucina tradizionale, caratterizzata da un insieme di usanze, sapori e ricette che provengono sia dalla Lunigiana storica sia dal Golfo della Spezia. Piatti a base di stoccafisso e baccalà, la focaccia, le zuppe di cereali, di legumi o di verdure di stagione, i ravioli al ragù, la cima nella versione spezzina costituiscono i capisaldi della cucina casalinga e di origine contadina della zona.

Arcola dove dormire

Per dormire ad Arcola e soggiornare presso hotel, alberghi, B&B, affittacamere, case vacanze, agriturismi, villaggi turistici, campeggi, dimore storiche, aree camper potete consultare la lista Hotel Arcola.

Arcola dove mangiare

Per mangiare ad Arcola presso ristoranti, pizzerie, osterie, trattorie, paninoteche, agriturismi, enoteche, bistrot, bar, gelaterie, alimentari potete consultare la lista Ristoranti Arcola.

Come arrivare Arcola

Per arrivare ad Arcola, provenendo da nord, si utilizza il casello di Santo Stefano di Magra A12, si prende il raccordo per La Spezia A15 e si esce a Fornola-Vezzano. Ci si immette sulla SS1. Dopo 3 km si giunge alla rotonda di Piano di Arcola, si svolta a destra e si prosegue per un chilometro circa per arrivare al parcheggio del paese. Invece, provenendo da sud, per arrivare ad Arcola, si utilizza il casello autostradale di Sarzana sulla A12, poi si prosegue sulla SS1 seguendo le indicazioni. Alla rotonda di Piano di Arcola si imbocca la terza uscita sulla SP19. Dopo un chilometro circa si giunge al parcheggio del borgo.

Per arrivare ad Arcola in treno si può utilizzare la stazione ferroviaria di Sarzana (linea Pisa-Genova). Da qui si possono prendere gli autobus ATC in partenza da piazza Terzi e piazza Martiri (linea P) oppure in taxi. Il paese di Arcola è dotato di una piccola stazione ferroviaria, situata al Piano di Arcola, ma i treni che vi fermano in giornata sono esigui.

Informazioni utili

La sede comunale si trova in Piazza Muccini, 1, telefono centralino unico: 0187 1745801. Altri uffici comunali e la sede del Comando dei vigili urbani si trovano in Via Valentini 89/A.

Non è chiaro se esista un Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica. Rivolgersi al comune. L’Ufficio Sport, Turismo, Cultura e Biblioteche è situato presso la sede comunale del centro storico.

Mappa Arcola

Cosa vedere nei dintorni di Arcola

Tra cosa vedere nei dintorni di Arcola: Sarzana, Lerici, Ameglia e i suoi borghi, Marinella di Sarzana.

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